Coronavirus riflessioni di una psicoterapeuta
Ciò che ci rimanda il dato del mondo esterno, della realtà quotidiana che tutti noi stiamo vivendo con il coronavirus, rafforza il mondo interno di ognuno di noi.
Rafforza il problema della corporeità per l’ipocondriaco, della temporalità per il depresso. Quanto, inoltre, la compressione dello spazio può agitare l’aggressività e la violenza che è dentro di noi e necessita di motivazioni minimali esterne per esplodere.
Lo spazio esterno che ci è concesso di utilizzare è limitato, il trascorrere del tempo è ancora troppo ancorato ad abitudini pregresse e relativo alle diverse età cronologiche.
L’unica opportunità che abbiamo è di entrare nell’universo della nostra interiorità, del nostro mondo interno dove i confini sono molto più ampi e dove la fantasia, la creatività, ci possono rimettere in contatto con un livello psichico più profondo dove risiede il sentimento, l’affettività, per troppo tempo insabbiati nella razionalità, nell’intelletto, nella relazione e comunicazione superficiale funzionale solo per la costruzione apparente dell’Io.
Forse abbiamo l’opportunità di riconoscerci in un’esperienza e in un vissuto collettivo della psiche umana, comune a tutti gli individui, di rimetterci in contatto con questo livello originario e autentico dell’Io che rimane sano anche in persone psichicamente disturbate.
Nella vita ci sono sempre delle soglie, dei periodi di transizione che richiedono un nuovo adattamento e un cambiamento del proprio modo di porsi nei confronti di essa. Prepariamoci ad una nuova fase all’interno di una prospettiva in cui la dimensione spazio-temporale entra in stretta correlazione con quella esistenziale sia psicologica che psicopatologica.
La necessità di distanziarsi l’uno dall’altro, di confinarci all’interno di uno spazio ridotto e di un tempo con cadenze non convenzionali, deve essere utile per rintracciare una sopravvivenza interna e per progettare, come psicoterapeuti, un prossimo futuro.
Anita Lanotte